Note a margine del Progetto EduInfo
Elisabetta Cosi
Il Progetto EduInfo si è avviato nel 2016 nell’ambito del PSND Nazionale Azione 15, in seguito all’Avviso pubblico[1], rivolto a reti di scuole, per la produzione di25 Curricoli digitali su 8 aree tematiche.
Il bando richiedeva “esperienze di progettazione partecipata, al fine di creare, sperimentare e mettere a disposizione di tutte le scuole nuovi Curricoli Didattici – digitali – innovativi, strutturati, aperti e in grado di coinvolgere la comunità scolastica allargata”. Curricoli “aperti” e “fondati su elementi di trasversalità e interdisciplinarità” in considerazione della necessità di integrarli nei Curricoli scolastici dal momento che la promozione della competenza digitale degli studenti è compito di tutti e di ciascun docente.
Le aree tematiche indicate per la realizzazione dei 25 curricoli digitali sono state: diritti in internet (n. 2), educazione ai media e ai social (n. 3), educazione all’informazione (n. 3), STEM (competenze digitali per robotica educativa, making e stampa 3D, internet delle cose) (n. 4), big e open data (n. 2), coding (n. 2), arte e cultura digitale (n. 4), educazione alla lettura e alla scrittura in ambienti digitali (n. 2), economia digitale (n. 2), imprenditorialità digitale (n. 1).[2]
Due sono state le fasi per la scelta delle 25 reti a cui affidare la realizzazione dei curricoli. La prima fase ha selezionato 75 reti che hanno presentato il Progetto completo entro il 1° ottobre del 2018. Sono state selezionate quindi 25 reti che dall’agosto 2019 hanno potuto iniziare a realizzare e sperimentare i Progetti. La scadenza è stata poi prorogata al 30 giugno 2022 dal momento che, nel frattempo, il Ministero e le scuole hanno dovuto affrontare la pandemia. Le reti hanno garantito, in generale, la tenuta del Progetto nazionale nonostante i cambiamenti di dirigenti e docenti, la pandemia e l’avvio della Didattica a distanza con tutto ciò che ha comportato a livello di organizzazione e innovazione della didattica, dell’utilizzo delle tecnologie, della valutazione, delle professionalità docenti, degli strumenti, degli orari, ecc.
Anche la rete EduInfo ha dovuto affrontare tali problematiche: era formata inizialmente da un partenariato di 9 scuole con l’Università di Firenze e Foreda, ma ha concluso con 6 scuole, dovendo anche coinvolgere, strada facendo, nuovi docenti con un percorso formativo continuo di accompagnamento da parte del Comitato tecnico scientifico.
EduInfo e Foreda Toscana
Per Foreda, promotore nel 2016 del Progetto EduInfo e poi partner e componente del Comitato Tecnico Scientifico fino ad oggi, ha seguito tutto il percorso delle scuole.
La rete EduInfo ha risposto al bando scegliendo come tematica l’Educazione all’informazione, cruciale per tutte le questioni emerse, specialmente negli ultimi anni, sull’uso delle tecnologie, dei social, dell’educazione e della didattica. Il Progetto EduInfo ha costituito, così, e costituisce ancora per ForEda, una significativa esperienza proprio per le tante questioni che il Progetto ha intrecciato: la dimensione nazionale e quella locale, l’ambito tematico scelto, i processi attivati – progettazione, sperimentazione, documentazione -, le questioni didattiche e organizzative nelle scuole, il rapporto fra metodologie e tecnologie, i processi di insegnamento coinvolgenti per gli studenti, le situazioni e i tempi attraversati – pandemia e attività a distanza –, la distribuzione e uso dei finanziamenti, la diffusione dell’esperienza.
Documentazione e Diffusione
In questo intervento focalizziamo l’attenzione su due azioni previste dal Progetto, ormai giunto alla conclusione: Documentazione e Diffusione. Sono processi che caratterizzano la progettazione complessiva come dimensione di sviluppo per una prospettiva di efficacia e continuità degli interventi realizzati, processi sui quali insistono anche le indicazioni e i Format della progettazione per l’utilizzo dei Fondi europei ai vari livelli. Anche nel Format del Bando Curricoli digitali, per esempio, si richiedeva la “Descrizione delle attività di replicabilità del curricolo e delle azioni di trasferibilità e disseminazione a livello locale, regionale e nazionale”
Per quel che riguarda la Documentazione, vorremmo assumere ciò che si intende per Documentazione generativa. Se documentare vuol dire far sì che si possano recuperare progetti, materiali, strumenti di lavoro ed essere spunto, appunto “generativo”, per ulteriori esperienze e progetti, è necessario, al momento della progettazione e in relazione alle caratteristiche dei progetti, scegliere cosa – contenuti – e come – linguaggi e strumenti – comunicare gli esiti in modo che chi legge comprenda l’esperienza in tutte le sue dimensioni.
“Spesso accade che la decisione di documentare venga presa quando l’esperienza è terminata o è già in fase avanzata e questo porta alla produzione di documentazioni che si caratterizzano come semplici raccolte cronologiche di materiali, prive di qualsiasi forma di rielaborazione dei contenuti.
Entrare in una logica di documentazione educativa e didattica intesa come processo pensato di recupero, rilettura e rielaborazione delle esperienze, di ricerca di senso, comporta necessariamente passare da strategie intuitive, implicite e non intenzionali a strategie consapevoli, volute ed intenzionali, cioè ad una dimensione progettuale della documentazione, significa documentare non le attività, ma i processi, cioè raccontare non tanto cosa ho fatto, ma perché l’ho fatto e in che modo”[3].
E d’altra parte, solo una buona documentazione può facilitare la diffusione delle esperienze, e quindi anche per la diffusione sarà importante individuare le azioni possibili e organizzarne l’attuazione: intanto nella scuola in cui tali esperienze si sono realizzate[4], ma anche verso le altre scuole, utilizzando inoltre siti e situazioni che si occupano di diffondere le esperienze innovative e le buone pratiche: un esempio fra gli altri, il sito Innovamenti del Ministero all’indirizzo https://scuolafutura.pubblica.istruzione.it/innovamenti
Nella osservazione del percorso di EduInfo ci siamo resi conto di quanto nelle scuole, e non solo in queste, le teorie confliggano con le pratiche.
Infatti, le azioni, anche innovative, di qualsiasi progetto rischiano di restare fine a sé stesse se non se ne prevede fin dall’inizio le possibilità di integrazione nella didattica quotidiana e di diffusione ad altri soggetti. E’ una constatazione che emerge dai monitoraggi e dalle valutazioni finali di tanti progetti ed esperienze anche ben condotte, che si “perdono” e non diventano “sistema”.
Ampliando la riflessione, ci sembra che proprio le difficoltà di progettare e realizzare processi di documentazione e diffusione siano lo specchio e la conseguenza delle difficoltà che le scuole incontrano nel progettare e gestire anche gli altri processi, a partire da quello fondamentale di insegnamento, quello per la scelta dei “nuclei fondanti” delle discipline con un approccio interdisciplinare e trasversale, ma anche quelli peri una efficace comunicazione interna ed esterna, un efficace utilizzo delle risorse umane e finanziarie e una incisiva autovalutazione (RAV).
Ne sono un indizio – facciamo riferimento a ciò che si trova in rete o agli esiti di altre nostre esperienze nel tempo – i documenti che, salvo eccezioni, vengono prodotti: non aiutano chi legge a capire cosa sia effettivamente successo in classe. Elenchi di competenze o obiettivi, riferimento generico a strumenti o materiali, carenza nella progettazione e su come siano “andate” le attività didattiche in classe. Sono documenti spesso elaborati come “atti dovuti” che, tra l’altro, confermano la percezione della “burocratizzazione” nella scuola[5], come moltiplicazione di “carte”, richieste dalla normativa, delle quali si perde il senso di rendere trasparenti, migliorabili, trasferibili, gli interventi didattici.
Quali sono le cause di questa percezione così diffusa? E’ una percezione anche giustificabile dall’accavallarsi di norme, circolari, cambiamenti di termini e di “richieste”, e che poi le scuole sembrano non saper riportare al senso di una scuola che deve cambiare rispetto alle incalzanti trasformazioni della società e alle situazioni di criticità di questi tempi in tutti i campi.
Normative, indagini, contributi, si sono succeduti in questi anni portando alla luce questioni, contraddizioni, disuguaglianze che ancora non ci pare abbiano condotto a una “visione” – culturale e politica – di prospettiva per il “sistema” scuola.
Ecco allora che anche la Documentazione e la Diffusione risentono di quanto sintetizzato e la nostra lente di ingrandimento su questi due processi fa emergere alcune domande, domande che potrebbero anche fare da guida per una autoanalisi negli istituti
Come nascono i progetti nella scuola? Come si realizzano e come diventano, per gli aspetti di innovazione che sperimentano, cultura e pratica didattica diffusa? Se e come diventano “sistema” sulla via del cambiamento e dell’innovazione, cambiamento e innovazione che vengono ormai richiesti dalla società dalle famiglie, dai professionisti, dagli studenti…dalle indicazioni europee e insomma, dalle parti interessate?
Come si percepisce e si pratica la documentazione nella scuola e perché nella scuola si dovrebbe costruire un processo permanente di documentazione e disseminazione? E come?
La documentazione degli esiti come incide e come qualifica le possibilità di diffusione?
Quali azioni di diffusione nelle singole scuole dei docenti partecipanti e come verso le altre scuole?
Queste domande rimandano a questioni di fondo: intanto alle teorie e alle pratiche per la formazione e lo sviluppo della professionalità docente e per la formazione per una leadershep diffusa; poi all’uso delle tecnologie nella organizzazione della scuola e nella didattica; ma soprattutto a come affrontare le questioni della condivisione, collegialità, miglioramento continuo.
Questioni complesse da analizzare e sciogliere, e che forse devono essere considerate nel loro insieme, perché ogni singola questione ha cause ed effetti, promuove o blocca le altre in un percorso labirintico e che giustifica il senso di impotenza che caratterizza spesso i docenti, ma anche le altre componenti della scuola[6].
In sintesi
Foreda ha in questi anni constatato quanto sia poco diffusa una cultura della documentazione e della disseminazione: di attività anche innovative e con esiti soddisfacenti; se ne perde memoria, sembrano attività sporadiche, non si inseriscono in un sistema ben organizzato che permetta di recuperare efficacemente l’eventuale documentazione realizzata al termine. Proprio la consapevolezza sulla criticità di questi due processi, consapevolezza che emerge anche fra i docenti, potrebbe portare a proposte di “miglioramento” anche della progettazione didattica e organizzativa nella scuola.
Anche EduInfo, quindi, non può dirsi concluso: come migliorare e diffondere quanto realizzato? Come continueranno i collegamenti fra le scuole e i soggetti della Rete? Come coinvolgere altre scuole?
[1] https://www.istruzione.it/scuola_digitale/curricoli_digitali.shtml
Allegato 1 https://www.istruzione.it/scuola_digitale/allegati/2016/Allegato_1Avviso_Curricoli_Digitali.pdf
Allegato 2 https://www.istruzione.it/scuola_digitale/allegati/2016/Allegato_2_Avviso_Curricoli_Digitali.pdf)
[2] Per quel che riguarda il Progetto nazionale Curricoli digitali, il Ministero è intervenuto a Didacta 2022 su questa Azione facendo presentare ad alcune reti gli esiti dei loro percorsi: Lettura e scrittura per il Web, capofila l’IC Govone CN, Impronta digitale, capofila LS Ceccano FR, Educazione all’informazione, capofila LS Marinelli UD, Transizione ecologica e digitale, capofila Liceo Maffei Riva del Garda. Il Ministero si propone di elaborare la diffusione degli esiti a livello nazionale coinvolgendo un Gruppo di lavoro nel contesto delle azioni del PNRR e di alcune piste di ricerca…IA ecc.
[3] https://documentazionegenerativa.wordpress.com/indice/il-processo-di-lavoro/
[4] https://www.liceofermibo.edu.it/scheda-progetto/condivisione-delle-esperienze-didattiche-e-diffusione-delle-buone-pratiche-di-insegnamento/
[5] “Manifesto per la nuova scuola” lanciato nel giugno 2021
[6] Domande e situazioni che richiedono processi di riflessione e autovalutazione nelle scuole; si è parlato e si parla di “qualità”: i rapporti di autovalutazione (RAV) sono documenti richiesti alle scuole, sono pubblicati nei siti delle scuole e nel sito Scuola in chiaro del Ministero, ma ancora un’altra domanda…come vengono elaborati? E le azioni di miglioramento, indipendentemente dal modello scelto per l’autoanalisi[6], incidono sui processi fondamentali?